mercoledì 18 dicembre 2013

...dal Consiglio Comunale di Grugliasco del 18 dicembre 2013

Il Consiglio Comunale di stasera è iniziato con l'approvazione di due delibere di cui la Città di Grugliasco deve andare particolarmente fiera. 

La prima delibera riguarda l'approvazione dell'Accordo di Programma per la realizzazione della Stazione di Grugliasco della linea 5 della Ferrovia Metropolitana. 
Questo obiettivo - che vede lavorare insieme il Comune, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, il Comune di Orbassano, l'Agenzia per la Mobilità Metropolitana e Regionale con la sottoscrizione per adesione di RFI s.p.a. e TRM s.p.a. - porterà la Città di Grugliasco ad essere una delle pochissime realtà piemontesi ad avere sul territorio 2 fermate ferroviarie (l'FM3 è già in funzione e collega ogni 30 minuti l'area destinata al futuro polo universitario alla Val Susa e alla stazione torinese di Porta Nuova).
La nuova linea ferroviaria partirà dalla Stazione Stura, attraverserà l'area nord-ovest di Torino (passando per le stazioni Rebaudengo, Dora e Porta Susa e fermandosi nel vecchio Scalo San Paolo trasformatosi da scalo privato dell'indotto automobilistico ad una nuova e moderna stazione ferroviaria) e passando per Grugliasco raggiungerà l'ospedale di Orbassano.
Già questo basterebbe per farne capire l'importanza. Ma c'è un altro aspetto che è fondamentale: l'ubicazione della nuova stazione nei pressi del Centro Commerciale Le Gru. Le Gru infatti è di per sè uno straordinario attrattore di traffico veicolare (che ne risulterebbe alleggerito) ma è anche posto in maniera baricentrica tra due borgate periferiche - Quaglia e Lesna - che vedrebbero così aumentare la loro vivibilità e attrattività. Infine, non bisogna dimenticare che da via Crea passerà anche l'asse strategico di cs. Marche e quest'area diventerà un importante snodo di interscambio modale oltrechè di sviluppo economico. Particolare soddisfazione, nell'approvare questa delibera, è data anche dalla consapevolezza che, se questo obiettivo si è raggiunto, lo si è raggiunto grazie alla collaborazione continua e proficua tra la Giunta Comunale, in particolare l'Assessore ai Trasporti Luigi Turco, e il consigliere di minoranza Viorel Vigna, collaboratore dell'Assessore ai Trasporti regionale. Ognuno dalla propria posizione e ognuno con le proprie convinzioni politiche, si è convenuto che la fermata dell'FM5 era positiva per la città e che, proprio per l'amore comune per Grugliasco, bisognava lavorare insieme.

La seconda delibera riguarda invece la realizzazione di 120 nuovi orti urbani (e l'affidamento alla Società Le Serre del terreno su cui realizzarli): aggiungendoli agli esistenti 380 orti la Città di Grugliasco arriverà ad averne 450. Ciò significa uno ogni 85 abitanti.
La ricaduta sui cittadini è favorevole da diversi punti di vista: il supporto economico alle famiglie assegnatarie (i criteri tengono conto di età e reddito dei richiedenti), l'aspetto ricreativo e motivazionale di una fascia di cittadini ormai "a riposo" e, infine, l'aspetto ambientale.
Con la realizzazione dei nuovi orti infatti verrà realizzato un sistema di irrigazione garantito dalla bealera che scorre nelle vicinanze e che servirà tutti i 450 orti, permettendo di risparmiare l'acqua dell'acquedotto.

martedì 17 dicembre 2013

La Corona Verde di Torino

Presentato al 31° Torino Film Festival il documentario "Corona Verde", il filmato realizzato dalla Regione Piemonte per promuovere e far conoscere ai cittadini tutte le bellezze che fanno parte del territorio di Corona Verde, il progetto di tutela e riqualificazione ambientale dell'assessorato regionale all'Ambiente che coinvolge ben 93 comuni, connettendo tra loro Parchi, fiumi, habitat naturali, aree agricole, paesaggi rurali e Residenze Reali dell'intera area metropolitana e della collina torinese.
Video "La Corona Verde di Torino" - novembre 2013

mercoledì 11 dicembre 2013

Renzi, le primarie ed i forconi

Per la seconda volta quest’anno mi trovo a vivere in una realtà che mi sembra surreale. La prima volta, a febbraio, ho avuto un brusco risveglio dopo la tornata elettorale. Ero pronta a festeggiare e mi sono trovata ad assistere ad una triste pantomima che, dopo il tradimento dei 101, ci ha portati a questa scellerata ma ineludibile “larga intesa” dalla quale non siamo ancora usciti.

L’altra la sto vivendo ora, in seguito alle primarie per la scelta del segretario del PD. Che avrebbe vinto Renzi lo sapevo, quello che non ero preparata a vivere era il giorno dopo, il 9 dicembre 2013.

Nello stesso giorno, mentre la mia città era vittima di attività illegittime che la bloccavano e la intimidivano, il segretario Renzi annunciava la sua segreteria e distribuiva nuove deleghe. Il tono, i contenuti, gli argomenti che venivano delegati però non erano quelli di un segretario ma quello di un presidente, il presidente di una repubblica presidenziale quale l’Italia non è. Non ancora almeno.

E allora non mi vergogno a dire che mi sono spaventata.

Ho pensato agli anziani in coda durante le primarie che dicevano frasi del tipo “Renzi è l’unica speranza che ci resta”, “questa è l’ultima volta che vi do la mia fiducia”, ”votare è l’unico diritto che ci resta” e ho capito che abbiamo generato un equivoco così grande che rischia di portarci alla catastrofe.

La gente, il popolo delle primarie, si è infatti convinta che votare per il PD abbia lo stesso valore che votare alle politiche e che il segretario abbia poteri decisionali tali da poter cambiare l’Italia.

Un errore che abbiamo indotto noi, noi tutti, Renzi in primis. Un errore che lo carica di una responsabilità immane, una responsabilità da far tremare i polsi soprattutto se pensiamo ai disordini dei “forconi” di questi giorni.

Che dietro ci sia l’estrema destra lo sappiamo. Che ci sia qualche collegamento con qualche militare si inizia a sospettarlo. Che l’atteggiamento di molti gruppi ricordi da un lato certi squadristi studiati a scuola, dall’altro le organizzazioni da stadio è ormai chiaro a tutti.

La paura però è che le persone “normali” -  quelle che reagiscono alla crisi stringendo i denti e ampliando le reti di solidarietà, quelle che si affidano al PD perché riconosciuto come unico interlocutore possibile -  se Renzi non dovesse riuscire a cambiare in fretta la situazione italiana si uniscano ai manifestanti e si abbandonino alla rabbia.

La fiducia non è infinita e noi abbiamo sicuramente tirato troppo la corda. Renzi ha dato ad intendere che lui da lunedì scorso sta lavorando a cambiare il Paese, che in pochi giorni diminuirà i costi della politica, che la situazione economica e lavorativa sarà a breve in ripresa.

Renzi con queste dichiarazioni ci ha legati tutti a sé: il PD o riesce o tutti noi verremo spazzati via. Tutti noi ora siamo obbligati ad appoggiarlo (lo avremmo fatto lo stesso!) “o la vita o la morte”.


Ma tutti noi sappiamo che lui non è presidente di nulla, che le leggi non le fa lui, che lui non può neanche fare decreti. Spero che le due ore di colloquio con Letta abbiano almeno definito i temi su cui lavorare e che il nostro segretario e il nostro presidente abbiano veramente trovato il modo di fare squadra per i prossimi mesi. 

lunedì 2 dicembre 2013

Taranto Vecchia, un'altra ferita nel cuore dei tarantini

Mio padre è nato lì, in via Cava. Quei vicoli li ho attraversati in molte estati della mia infanzia. Ne ho ancora un ricordo lontano, del soffitto col buco (un buco che stava lì da anni e faceva vedere il cielo), del bagno ricavato nella cucina, dei racconti di papà quando ci parlava dei fantasmi che di notte picchiavano le vecchie zie o della distilleria clandestina scoppiata proprio in tempo di guerra. Anche da lontano mi piange il cuore.

Se Taranto Vecchia se ne va

martedì 29 ottobre 2013

Sentenza Darwin: un errore!

Apprendo dai giornali che tra i condannati per il crollo al Liceo Darwin di Rivoli ci sono anche gli insegnanti che si occupavano di sicurezza e prevenzione. Non sono d'accordo.
Premetto che non ho letto gli atti nè la sentenza quindi è possibile che le condanne non siano legate al crollo del soffitto ma a condizioni al contorno. Ma se così non fosse questa sentenza sarebbe gravissima.
Un insegnante che si accinge a coprire questo incarico infatti segue corsi di preparazione che gli insegnano a riconoscere molti pericoli (dagli impianti elettrici allo sgombero delle vie di fuga, dal controllo degli estintori alla correttezza delle procedure di esercitazione e di fuga, ecc.) ma nessuno gli dice che devono smontare i controsoffitti e controllare cosa c'è stato abbandonato sopra.
Esistono figure professionali apposite (il direttore lavori!) che per incarico della committenza devono verificare che i lavori siano svolti "a regola d'arte" ed essere presenti in cantiere durante le lavorazione e al momento del collaudo delle opere. Cosa c'entra un insegnante con un lavoro svolto con poca cura dalle imprese e dalla direzione lavori?
Una volta si impiccavano le persone "perchè così facevano da esempio per gli altri". Oggi pare non sia cambiato nulla.

sabato 26 ottobre 2013

La mia dichiarazione di voto in favore di Alessandro ALTAMURA - Congresso del PD di Grugliasco, 25 ottobre 2013

Pensavo di iniziare la mia dichiarazione di voto di stasera parlando di territorio invece ho deciso di parlarvi di amicizia.
L’amico è qualcuno a cui chiediamo molto e con cui, difficilmente, riusciamo ad essere indulgenti. Dagli amici ci aspettiamo lealtà, correttezza, rispetto di noi ma soprattutto rispetto dei principi comuni che ci legano.
Per questo motivo, in primis, ho scelto di sostenere Alessandro Altamura. Perché io credo che Alessandro sia tutto questo: leale, corretto, rispettoso dei principi comuni e della legalità. Non potrei sostenerlo se non credessi questo.
Perché ha una storia pulita, un percorso lineare, un’idea di società che corrisponde al suo essere liberale e che quindi ci parla di generosità, di diritti civile, di rispetto e uguaglianza tra gli uomini.
Ma negli ultimi mesi ho avuto modo di apprezzare anche altri aspetti della sua personalità.
La prima è la differenza che passa tra un consigliere comunale che appare poco sui giornali perché esprime le proprie opinioni, magari anche discutendo, nelle sedi opportune e chi sfrutta ogni occasione per ottenere visibilità incurante del fatto che così facendo indebolisce la propria maggioranza.
La seconda è il modo in cui, con uguale dignità e rispetto del ruolo che ricopre, ha interpretato la funzione di segretario del partito provinciale. La mancanza di polemiche, il buon funzionamento della prima festa economicamente in attivo dalla fondazione del Partito Democratico – che è servita peraltro a sanare le casse del partito, non sono infatti dovute ad una presunta accondiscendenza a voleri superiori ma ad una capacità di fare sintesi e di creare squadra che ha colto di sorpresa solo chi già non lo conosceva bene.
Per questi motivi sono sicura che sarebbe l’uomo giusto anche per affrontare il difficile momento a cui il nostro partito andrà incontro quando dovremo affrontare il tema della città metropolitana. Allontano da me il solo pensiero che un simile tema venga lasciato ai sindaci, che ben diverso peso hanno uno dall’altro, o che venga affrontato a colpi di titoloni sui quotidiani.
Spero in un processo di civilizzazione del nostro partito, che ha pur sempre il peso di amministrare gran parte della Provincia di Torino, in una ritrovata capacità di elaborazione collettiva, nel rispetto dei ruoli e delle aspirazioni delle diverse amministrazioni e degli amministratori e credo che questo passaggio possa essere accompagnato solo da una persona “sabauda” come Alessandro Altamura sa essere.

Chiudo ringraziando tutti voi per l’amore e la passione civile che ancora mettete a disposizione di questo partito e auguro a tutti buon congresso.  

mercoledì 17 luglio 2013

ARCHITETTI DIS-ORDINATI bis, l'esito

Anche a questa tornata l'elezione dell'ordine si è conclusa. L'esito è stato positivo vista la giovane età dei nuovi consiglieri (anche se "giovane" in Italia non vuol proprio dire ventenne...) e lo scavalcamento della lista degli ex.
Come già avevo detto (qui) mi ero candidata anch'io. Spontaneamente e all'ultimo momento (nel pomeriggio di sabato 22 giugno, poche ora prima che si chiudessero i tempi previsti dal regolamento).
Non pensavo di entrare e non ho fatto campagna elettorale.
Intendevo solo dare un segnale. Volevo ricordare a chi avrebbe guidato l'Ordine nei prossimi anni che siamo tanti e che, anche se non ci impegniamo su quel fronte, combattiamo tutti perchè la nostra categoria abbia un ruolo e che quel ruolo sia riconosciuto.
Al nuovo Consiglio, e a chi tra loro lo presiederà, auguro un buon lavoro, e che tale lavoro sia proficuo per tutti noi che abbiamo scelto un mestiere tanto bello quanto oggi difficile. Non sono tempi in cui sedersi sugli allori, le battaglie da affrontare sono tante e per molti di noi la battaglia principale è la sopravvivenza professionale.
Un ultimo pensiero doveroso và a quei 46 colleghi che mi hanno votata. Considerando che non ho fatto neanche una telefonata di promozione 46 voti sono tanti. Li voglio leggere come un attestato di stima e di amicizia. Grazie di cuore.

mercoledì 26 giugno 2013

Uomini e donne: quando l'amore diventa violenza

Capita più spesso di quanto immaginiamo. E anche le donne vittime di violenza non immaginano che capiti anche alle loro amiche o conoscenti. Ci sono molte forme di violenza, dalle parole ai fatti. Anche fatti definitivi. Raccontarlo è importante: perchè chi racconta si liberi del dolore e chi ascolta abbia strumenti di conoscenza e di difesa.
Ma oggi, dopo l'approvazione anche in Parlamento della Convenzione di Istanbul, è finalmente arrivato il momento di sistematizzare le azioni contro la violenza di genere e il femminicidio.
Azioni che devono partire dalla prevenzione ma devono anche arrivare alla punizione. Senza alibi (per i violenti) e senza vergogna (per chi subisce la violenza).
Senza che le indagini e le sentenze siano guidate dal giudizio personale di chi le fa. Senza che la mancanza di risorse o di coordinamento infici la buona volontà.

Abbiamo deciso di parlarne riunendo in un dibattito chi può aiutare gli amministratori a prendere delle decisioni in proposito.

Sabato 29 giugno, alle 18,30, alla festa del PD di Collegno e Grugliasco, si incontreranno:
- Maita Sartori, responsabile del servizio "Prevenzione attiva" dell'asl 3 di Collegno
- Fernanda Deniso, vicequestore
- Laura Onofri, responsabile Se non ora quando, comitato di Torino
e rappresentanti politici dei circoli di Collegno e Grugliasco, e delle amministrazioni di Torino (Ilda Curti) e della Regione Piemonte (Gianna Pentenero).

Perchè la Convenzione di Istanbul non sia solo un pezzo di carta ma un valido strumento operativo per la società in cui viviamo

ARCHITETTI DIS-ORDINATI

Non posso non essere d'accordo con una delle frasi che Riccardo Bedrone ha inserito nel suo "Commiato" ai colleghi dell'ordine. Riccardo scrive che si ritiene 

convinto che sia sempre necessario passare la mano, a tutti i livelli, quando si assume un ruolo istituzionale per tanto tempo: lo suggeriscono l'avanzare dell'età ma anche, e soprattutto, l'esigenza di combattere la smodata affezione alle cariche e la gerontocrazia, difetti molto italiani che impediscono alle nuove generazioni di esprimere le loro qualità e di portare innovazione, nelle idee e nei comportamenti, alla guida degli organi elettivi”.

Dopo 12 anni in cui ha tenuto saldamente il comando ha finalmente capito. Dodici anni in cui alcuni altri colleghi (anche loro in consiglio da 12 anni) hanno costituito il nucleo forte al suo fianco.

E forse, molti di quelli che han "passato la mano" ancora sperano di controllare il futuro consiglio accompagnondo i candidati lungo il percorso che porta alle elezioni. 

Lasciamoli crescere questi giovani. Ma lasciamoli crescere liberi.

Io mi sono candidata, e con me altri amici, senza aver creato una "lista" ma in maniera "dis-ordinata". Perchè è necessario dare un segnale. Dire che siamo in tanti e che facciamo percorsi diversi. Dire che chi sarà all'Ordine dovrà rappresentarci tutti anche se molti non sono mai stati contattati da nessuno nel corso di questi mesi di intensa campagna elettorale.

Perchè oltre a essere "dis-ordinati" noi siamo anche "resistenti". Resistiamo alla crisi, resistiamo al "sistema Torino", resistiamo perchè la professione l'abbiamo sognata fin da quando ci siamo iscritti all'università. Perchè la passione non è interesse. E l'ordine non è un veicolo.

Bruno Caccia, il nostro tributo a 30 anni dall'omicidio

Noi lo abbiamo ricordato ieri sera nel dibattito alla festa PD di Collegno e Grugliasco. Abbiamo parlato di politica e mafia, di politica e etica, di politica e democrazia. Abbiamo parlato, grazie alla rappresentante di Libera, del processo Minotauro che si celebra proprio in questi giorni a Torino. Per non dimenticare che quel passato è ancora tra noi. Che la mafia non è sconfitta. Che la mafia non è un problema del sud.

Un ringraziamento all'associazione Casa Sicilia di Grugliasco e al suo fondatore, Gianni Sanfilippo, sempre attento alle tematiche che affliggono non solo il mezzogiorno d'Italia come il Piemonte ha avuto modo capire pagando, con l'omicidio Caccia, il suo tributo di sangue.

La Tares non tassa i rifiuti, è una patrimoniale

Se ne accorgeranno presto i cittadini, a loro spese, come ce ne siamo accorti noi amministratori, impegnati a far quadrare i bilanci tra un rinvio e l'altro del legislatore romano. Monti non ha creato un nuovo modo di tassare i  rifiuti ma ha mascherato una patrimoniale. Sommando le diverse voci che creano la Tares infatti, avendo a disposizione il simulatore fornito dal Ministero, si scopre che dovrà pagare più la persona che abita in una grande casa da sola (producendo quindi rifiuti proporzionati) della famiglia numerosa che abita in una piccola casa. Ma soprattutto, ed è questo ad apparire ingiusto, garage e cantine verranno considerate produttrici di rifiuti esattamente come l'abitazione.

giovedì 16 maggio 2013

In risposta alle Richieste di Raffaele Bianco

Lunedì 13 maggio, a pochi giorni dalle dimissioni dei segretari provinciale e regionale del PD, il mio concittadino e capogruppo in comune Raffaele Bianco, che ama ricordare il suo ruolo di vicepresidente dell'assemblea provinciale, ha pubblicato un post con delle richieste "all'ufficio di presidenza post dimissioni della Segretaria Provinciale". Tra le richieste fatte da Raffaele, che da sempre considero un amico, mi ha colpita personalmente la frase "Azzeramento delle Presidenze dei Forum Tematici, usati fino ad oggi come titolo nobiliare e non come metodo di lavoro". In qualità di responsabile per l'urbanistica nel territorio provinciale mi preme ora rispondere a Raffaele nel merito di questa frase. 
Inizio col dire che personalmente ho considerato concluso il mio incarico nel momento stesso in cui Paola Bragantini ha dato le dimissioni.
Proseguo ricordando che tali incarichi sono da sempre sostenuti solo dalla passione e dall'impegno politico e quindi privi di risorse di qualunque genere. 
I "Forum" inoltre non avevano un mandato preciso, nel senso che non ne era stata organizzata la forma nè il metodo di funzionamento ma ogni responsabile poteva trovare il metodo a lui più congeniale per occuparsi del tema di competenza. 
Non posso parlare per gli altri ma per quanto attiene al lavoro da me svolto posso vantare:
  • un convegno a cui hanno partecipato i vertici regionali, provinciali e delle amministrazioni locali (sia del pd che di altri partiti politici, a titolo di esempio l'assessore regionale Cavallera), oltre che ordini professionali e associazioni di categoria e che ha contato in sala oltre duecento partecipanti (vedi locandina) e che ha portato al confronto pubblico su un tema dirimente come la nuova legge urbanistica regionale; per organizzare tale convegno si sono svolti una decina di incontri propedeutici e di approfondimento della tematica tra professionisti, assessori competenti e tecnici delle amministrazioni pubbliche;
  • la partecipazione come portavoce del partito ad alcuni eventi territoriali (a titolo di esempio ho discusso le varianti urbanistiche di Fontaneto a Chieri, su invito di Italia Futura, e di consumo di suolo - su delega di Antonio Saitta che non poteva intervenire - alla festa democratica organizzata dai Giovani Democratici del circolo Valsesia Valsassera)
  • su richiesta dei circoli o dei gruppi comunali che di volta in volta avevano necessità ho organizzato/facilitato incontri con i tecnici della provincia di Torino per aiutare la risoluzione di problemi urbanistici
  • la collaborazione con il gruppo regionale per la stesura delle osservazioni a progetti su cui avevo particolare competenza come quello relativo al Fotovoltaico nel Parco delle Vaude, firmato da Reschigna, Pentenero e da me.
Naturalmente mi rendo conto che la parola "Forum" potesse far pensare a pensatoi tematici con tanto di calendarizzazione e inviti pubblici da parte della segreteria tecnica del partito ma la libertà d'azione che ci era stata concessa, il fatto che si chiamassero DIPARTIMENTI e non Forum, la delicatezza di alcune situazioni, la necessità di essere tempestivi e la mia personale inclinazione a cercare di risolvere i problemi più che metterli in piazza mi hanno portato a scegliere un'altra linea di condotta.



martedì 9 aprile 2013

Presentate ufficialmente le osservazioni del PD al progetto dei campi fotovoltaici nel Parco delle Vaude





Torino, 08/04/2013

Oggetto:
Osservazioni al progetto: Bonifica bellica - Realizzazione di impianto per la produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica e successivo ripristino ambientale delle aree interne al poligono militare “Esperienze per l’armamento”.
Proponente: SOCIETA' CIRIE' CENTRALE PV Sas


PREMESSO CHE

a)Il principio della tutela del paesaggio è sancito con chiarezza e semplicità dall’articolo 9 della Costituzione Italiana e che la Corte Costituzionale lo ha confermato con varie sentenze, da quella del 26 giugno1986 n. 151, fino alle ultime più recenti del 2007, dove si assume il valore del paesaggio come primario, insuscettibile ad essere subordinato a qualsiasi altro valore, compreso quello economico.
b)Il 20 ottobre 2000 è stata presentata a Firenze la “Convenzione Europea del Paesaggio”, promossa dal Consiglio Europeo e recepita dallo Stato Italiano con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14 di ratifica ed esecuzione della convenzione stessa.
c)Il luogo scelto dai proponenti per realizzare il progetto in oggetto ricade in un Sito di Interesse Comunitario (SIC IT1110005), all’interno della Riserva Naturale Orientata della Vauda, che presenta caratteristiche paesaggistiche, ambientali e storiche uniche e, in assenza di Piano di Gestione, in gran parte ancora non indagate.
d)Il SIC IT1110005 è parte di “Rete Natura 2000” il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. All’articolo 6 della suddetta Direttiva si legge: “La probabilità di incidenze significative può derivare non soltanto da piani o progetti situati all’interno di un sito protetto, ma anche da piani o progetti situati al di fuori di un sito protetto. Ad esempio una zona umida può essere danneggiata da un progetto di drenaggio situato ad una certa distanza dai confini della zona umida. Per questo motivo, è importante che gli Stati membri, a livello legislativo e nella pratica, consentano l’applicazione delle salvaguardie di cui all’articolo 6, paragrafo 3 alle pressioni di sviluppo all’esterno di un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative su di esso.”
e)La Direttiva 92/43/CEE “Habitat” impone “alle autorità competenti di esaminare la possibilità di soluzioni alternative che meglio rispettino l’integrità del sito in questione [...] va sottolineato che i parametri di riferimento per questi raffronti concernono gli aspetti relativi alla conservazione e alla manutenzione dell’integrità del sito e delle sue funzioni ecologiche. In questa fase, quindi, altri criteri di valutazione, ad esempio economici, non possono essere considerati prevalenti su quelli ecologici”.
f)L’articolo 7 della LR 19/2009 Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità assegna alle Riserve Naturali il compito di “tutelare, gestire e ricostituire gli ambienti naturali e seminaturali che costituiscono habitat necessari alla conservazione ed all'arricchimento della biodiversità, con particolare riferimento agli oggetti specifici della tutela” vietando espressamente (art. 8): movimentazioni di terra tali da modificare consistentemente la morfologia dei luoghi o tali da alterare il regime idrico superficiale e di falda, fatti salvi gli interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali dei luoghi, su iniziativa del soggetto gestore o da esso autorizzati; realizzazione di nuove strade ed ampliamento di quelle esistenti se non in funzione di attività connesse all'esercizio di attività agricole, forestali e pastorali o previste dai piani di area, naturalistici, di gestione e di assestamento forestale; danneggiamento o alterazione della sentieristica esistente se non per interventi di manutenzione o per completamenti previsti dai piani di area, naturalistici, di gestione e di assestamento forestale; danneggiamento o alterazione degli ecosistemi naturali esistenti; cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo delle specie animali, fatta salva l'attività di pesca.
g)Con Deliberazione della Giunta Regionale 14 dicembre 2010 n. 3-1183 «Individuazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione di impianti fotovoltaici a terra ai sensi del paragrafo 17.3. delle "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili" di cui al decreto ministeriale del 10 settembre 2010.», la Regione Piemonte ha recepito il D.M., pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 settembre 2010, che stabilisce quali siano le condizioni per assicurare l’inserimento nel paesaggio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili e determina criteri e condizioni sulla base dei quali le Regioni individuino le aree e i siti non idonei all’installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Ai sensi del citato D.M. sono proprio le Regioni a porre limitazioni e divieti per l’installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili, con atti di tipo programmatorio o pianificatorio, individuando quali siano le aree non idonee e segnalando gli ambiti territoriali che richiedono un particolare livello di attenzione, presentano elementi di criticità paesaggistica, ambientale, nonché correlata alla presenza di produzioni agricole ed agroalimentari di qualità e di situazioni di pericolosità idrogeologica nell’ospitare impianti fotovoltaici a terra.
h)Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 176 del 15/01/2013, ha respinto il ricorso di un’azienda il cui progetto di parco fotovoltaico era da realizzarsi in una zona attigua ad una riserva naturale già in parte antropizzata ed era considerato ad impatto ambientale lieve. I Giudici hanno osservato che una Riserva naturale, è un luogo ove è stata già effettuata la valutazione circa la preminenza dell’interesse alla salvaguardia dell’ambiente rispetto ad altri interessi, come quello alla gestione delle fonti di energia rinnovabile, che è insuscettibile di deroga anche in relazione all’eventuale modesto effettivo impatto ambientale delle opere di cui è prevista la realizzazione”. Si evidenzia così che nell'ambito di una Riserva naturale, l'interesse alla salvaguardia dell'ambiente deve essere considerato prevalente rispetto all'esigenza di realizzare impianti da fonti energetiche rinnovabili.

SI OSSERVA CHE

1) L’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA DI PUBBLICA UTILITA' poiché i vantaggi economici sono ricavabili solo in presenza di contributi governativi (Ministero dell’Ambiente) che vengono però concessi non al proprietario del terreno – che ne ottiene esclusivamente un affitto – ma alla società proponente.
Il solo introito di un affitto da parte di Difesa SpA non può quindi essere considerato di interesse pubblico ed è assimilabile ad un passaggio di denaro dal Ministero dell’Ambiente a quello della Difesa.
Inoltre, poiché la società proponente ha sede in Germania i contributi governativi non solo non servirebbero a creare reddito a società italiane ma permetterebbero anche a tale azienda di acquisire Certificati Bianchi (Titoli di Efficienza Energetica) e Certificati Verdi con incentivi italiani.
In cambio quindi di un esiguo vantaggio economico per Difesa SpA si avrebbe un grave esborso in contributi governativi a favore di una azienda straniera.
Infine bisogna sottolineare che i contributi del Ministero dell’Ambiente verrebbero spesi per realizzare un impianto proprio su un territorio che il Ministero dell’Ambiente dovrebbe tutelare e eventuali opere di compensazione verrebbero realizzate proprio grazie ai ricavi permessi dai contributi governativi.
2) L’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA PRECARIA poiché dopo l’entrata in vigore del D.P.R. n. 380/2001, così come emerge dalla sentenza del Consiglio di stato, sez. V, 19 settembre 2006, n. 5469: “ (…) secondo un consolidato orientamento, le costruzioni aventi intrinseche caratteristiche di precarietà strutturale e funzionale, cioè destinate fin dall'origine a soddisfare esigenze contingenti e circoscritte nel tempo, sono esenti dall'assoggettamento alla concessione edilizia (cfr. Cons. Stato, Sez. V, 24 febbraio 2003, n. 986).
Risulta pertanto evidente che se le opere accessorie all’impianto (cabine elettriche) sono oggetto di permesso di costruire, e quindi non temporanee, non può essere considerato temporaneo neanche l’impianto nella sua totalità.
3) Poiché non può essere considerata precaria l’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA NON IMPATTANTE SUL PAESAGGIO. Vanno infatti presi in considerazione non solo i pannelli fotovoltaici ma anche la posa di circa 12 km di recinzione, alta 1,80 metri e sormontata da filo spinato e il posizionamento di un impianto di illuminazione su pali.
4) L’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA RISPETTOSA DELLA NORMATIVA VIGENTE IN MATERIA DI TUTELA E SALVAGUARDIA DELLE AREE PROTETTE poiché contrasta in più punti con l’art. 8 della L.R. 19/2009 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”. Tale articolo prescinde dall’esistenza sia di un Piano d’Area vigente sia di un Piano di Gestione del SIC. In particolare è evidente che il progetto altererebbe “lo stato dei luoghi” per il passaggio di cavidotti sotterranei e l’ampliamento di strade da rendere carrozzabili anche a mezzi non agricoli e non militari.
5) L’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA AMBIENTALMENTE POSITIVA poiché in assenza di Piano di Gestione del SIC l’unica relazione ambientale presa in considerazione, che analizzi la presenza di specie animali e vegetali rare o protette dalla direttiva Habitat, è quella prodotta dal richiedente. In particolare, a solo titolo di esempio non esaustivo, la zona umida sita all'angolo con la Frazione Centro e' uno dei due siti di presenza noti della farfalla Lycaena dispar, una specie protetta ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE) dell'Unione Europea. Per lo stesso sito sono inoltre note segnalazioni di piante rare, come Salix rosmarinifolia, Juncus tenageja e Carex bauxbaumii, tutte localizzate nelle zone umide site lungo la recinzione della Batteria Cordero, tra Palazzo Grosso, Frazione Centro e lungo la strada che collega Frazione Centro con Lombardore. Queste stazioni di flora e fauna rara sono già state ampiamente danneggiate negli scorsi anni dalla costruzione della recinzione in cemento, e dalla sottrazione di acqua dalle zone umide in cui le specie risiedono. E' quindi possibile ipotizzare che nuovi lavori di scavo potrebbero avere impatti negativi sull'idrologia dei siti e causarne il disseccamento e l'alterazione permanente, con conseguente scomparsa delle specie. Inoltre, il disturbo causato dal traffico veicolare (in particolare il sollevamento di polvere dovuto al transito dei veicoli) potrebbe avere ulteriori effetti negativi.
6) L’opera in oggetto IN NESSUN CASO PUO' ESSERE CONSIDERATA NON INQUINANTE poiché, ad esempio, è indubbio che le operazioni di manutenzione necessaria degli impianti non potrà che avvenire con spargimento di considerevoli quantità di diserbanti e defoglianti, con conseguente grave e persistente inquinamento.
L’impianto anti-intrusione inoltre, in grado di illuminare a giorno l’intera area anche in caso di erronea attivazione (introduzione di animali di medio-grandi dimensioni), provocherebbe un inquinamento luminoso di grande portata.

Distinti saluti.

Aldo RESCHIGNA, capogruppo PD in Consiglio Regionale
Gianna PENTENERO, consigliere regionale PD
Emanuela GUARINO, respondabile dipartimento urbanistica del PD provinciale

domenica 7 aprile 2013

Le Vaude, il fotovoltaico e la pubblica utilità

Hanno detto, e continueranno a dirlo, che i 70 ettari di fotovoltaico alle Vaude deve essere fatto per motivi di pubblica utilità. Provo a ribattere.
Le aree demaniali sono le uniche in cui valgono ancora gli incentivi governativi (Ministero dell’Ambiente per la produzione di energia pulita).
Gli incentivi verranno incassati non dal proprietario del terreno ma dall’operatore economico che fa l’operazione, cioè la Beletric, azienda tedesca.
Alla Difesa SpA, che appartiene al Ministero della Difesa, verrà riconosciuto solo un affitto dei terreni.
Allora io mi chiedo: se Difesa SpA vuole incassare dei soldi del Ministero dell’Ambiente non può semplicemente trovare un accordo tra i Ministri competenti senza regalare alla Beletric una cifra (che ha almeno uno zero in più di quelli che incassa lei) in incentivi che avrebbero fatto tanto bene alle aziende italiane? E perchè regalare all’estero i certificati verdi?
E ancora: si possono incassare incentivi del Ministero dell’Ambiente deturpando un’area a Parco regionale istituita proprio per salvaguardarne l’ambiente?

mercoledì 3 aprile 2013

Ticket parchi, non conviene

Mi inserisco nel dibattito relativo al pagamento, o meno, di un ingresso nei parchi regionali poiché nelle opinioni che sono state espresse in questi giorni trovo tanta demagogia e poca contestualizzazione.

Inizierei col parlare del Parco La Mandria che riunisce in sé tre rare caratteristiche: è cintato, la parte visitabile è di proprietà regionale, racchiude gioielli storico-architettonici unici non a caso inseriti tra i beni Unesco che da soli sono in grado di agire da attrattori turistici. La Mandria insomma, nel panorama piemontese, è l’unica area protetta che sembra adattarsi al pagamento di un biglietto d’ingresso.

A conti fatti però l’istituzione di un biglietto non è mai stata considerata vantaggiosa:
- costi di presidio o di installazione di lettori automatici di biglietti (si tratta di sistemi analoghi a quelli degli ingressi alla metropolitana) nei 3 ingressi aperti al pubblico quotidianamente (altri tre sono o saranno aperti saltuariamente)
- la scavalcabilità del muro del parco in più punti,
- il costo dei parcheggi a pagamento che dalla loro istituzione ha già dimezzato i fruitori del parco,
- il timore che il pagamento di un biglietto di ingresso all’area verde scoraggi le famiglie dal visitare i beni storico-artistici-architettonici che il parco racchiude,
- il costo della manutenzione del sistema (macchinette per i biglietti, telecamere a circuito chiuso, ecc.)
- il costo del controllo per prevenire gli atti vandalici (diurno e notturno).

Per tutti gli altri parchi io credo che il tema non si possa proprio porre: non vi sono confini fisici, non sono di proprietà pubblica, in più parti sono abitati e lavorati dai contadini… gli enti parco in quel caso non sono gestori ma promotori di buone pratiche e valorizzatori di risorse ambientali (sia dal punto di vista turistico che della ricerca scientifica) e non ci sarebbe titolo per vietare l’ingresso a chi non paga un biglietto.

Per tutti però, cintati o meno, di proprietà regionale oppure o no, è necessario porsi una domanda: in che stato di conservazione sono le aree per visitare le quali si pensa di far pagare i fruitori? Mi limito a fare due esempi. Sono anni che non si riesce a risolvere il problema della sicurezza/manutenzione de La Mandria per mancanza di fondi: con che coraggio si potrebbe far pagare per visitare un parco che è la brutta copia (e pure pericolosa) di se stesso? Infine: l’importanza di molti parchi piemontesi risiede nella loro opera di salvaguardia dalla progressiva antropizzazione di aree la cui naturalità sta diventando sempre più rara così come il loro paesaggio: un valore quindi che non è solo posto nelle specie che protegge o dalla rarità dei singoli ecosistemi ma anche nella loro estensione.

Quindi, in risposta a Burzi e alla sua frase “è il buon senso a dirci che tutto questo non può continuare ad essere completamente gratuito, come è stato sino ad oggi, ove queste siano fruibili anche grazie al lavoro di persone e alla presenza di enti che si prendono cura con competenza del territorio, lo conservano e lo rendono godibile al pubblico attraverso visite guidate o la messa a disposizione di servizi che lo valorizzano e ne dispiegano le specificità” io chiedo: come si fa a dire tale frase e nel frattempo permettere che giunga a compimento il progetto di Difesa Spa per l’installazione di 70 ha di pannelli fotovoltaici nel Parco delle Vaude? Come si può dire che i soldi del pedaggio verrebbero “utilizzati per sostenere progetti di conservazione o di miglioramento dell’area” se la maggioranza in Regione Piemonte è la prima a non averne alcun rispetto?

venerdì 29 marzo 2013

Dal sito della Regione Piemonte la legge 3/2013 di riforma urbanistica (per ora senza commenti)

- Aggiorna il quadro di riferimento della pianificazione territoriale e paesaggistica: si
distingue il piano territoriale regionale, che esprime le linee strategiche delle politiche
regionali, dal piano paesaggistico regionale, che diventa lo strumento prevalente per la tutela
e valorizzazione del paesaggio.

- Modifica il sistema di formazione e approvazione degli strumenti della pianificazione
provinciale, con il riconoscimento del Consiglio provinciale quale organo competente
all’approvazione del piano (prima l’approvazione spettava al Consiglio regionale.

- Afferma l’istituto della copianificazione quale strumento “ordinario” e non più
“sperimentale” (la legge regionale 1/2007 lo prevedeva per le varianti strutturali), da
estendere all’intero sistema della pianificazione urbanistica. In precedenza il Piano
regolatore iniziava l’iter in Comune per poi essere visionato da Provincia e trasmesso in
Regione, enti che eventualmente lo rimandavano indietro per richiedere cambiamenti,
allungando di anni la tempistica. Ora invece il lavoro viene condiviso fin dall’inizio nella
conferenza dei servizi svolta in Comune e il testo viene quindi redatto in partenza con la
partecipazione di Regione e Provincia.

- Apre a proposte anche innovative in materia di pianificazione locale, come la possibilità
per i Comuni, ma non l’obbligo, di adottare i modelli “strutturali-operativi” per il Piano
regolatore. In pratica il piano può essere distinto in due parti: la componente strutturale che
individua vincoli e scelte fondamentali di pianificazione, e la componente operativa, che
disciplina gli aspetti e le azioni di dettaglio. Entrambe sono approvate in conferenza dei
servizi, ma il Comune in seguito può modificare autonomamente la parte operativa, qualora
ciò non sia in contrasto con quanto stabilito dal piano strutturale. Le varianti parziali, ovvero le modifiche non sostanziali ai Piani regolatori, rimangono di esclusiva competenza dei Comuni ma sono rafforzati i poteri di controllo da parte della
Provincia, che valuta se ricorrono le condizioni per classificare lo strumento come variante
parziale e se esso è conforme rispetto alla normativa vigente e agli strumenti di
pianificazione sovraordinati.

- Riconosce i processi di variante “semplificata”, ovvero variante con iter e tempi di
approvazione più snelli, agli strumenti urbanistici derivanti da norme e discipline
statali o regionali speciali (accordi di programma, fondi europei, sportelli unici, interventi
di recupero urbano).

- Introduce i principi della perequazione territoriale e urbanistica, quali strumenti
dell’operatività della pianificazione.

- Riconosce e regolamenta istituti da tempo operativi presso i Comuni piemontesi
(monetizzazione delle dismissioni di aree, presentazione di proposte urbanistiche da parte di
soggetti privati), nel rispetto dell’esclusivo potere pubblico nella approvazione finale degli
atti che interessano il territorio.

- Coordina la valutazione ambientale strategica nelle procedure di pianificazione,
costruendo un solido raccordo tra procedure urbanistiche e ambientali, assicurando
l’unitarietà e semplicità dell’iter complessivo.

Il processo di aggiornamento dell’urbanistica piemontese prevede una serie di tappe successive
all’approvazione della legge di riforma urbanistica.

- Emanazione (tramite Dgr) dei documenti operativi, postulati dalla stessa legge: si tratta
soprattutto di note tecniche per l’informatizzazione degli atti e per il raccordo con la Vas
(valutazione ambientale strategica);

- Approvazione del Ppr (Piano paesaggistico regionale) finale in avanzata fase di
rielaborazione;

- Definizione (oltre a quanto già indicato nella legge) degli atti normativi, necessari per
regolare e promuovere le Unioni di Comuni per i Comuni inferiori ai 1.000 abitanti, nonché
per regolare le forme associative nelle fasce tra 1.000 e 5.000 abitanti e sopra i 5.000
abitanti.

- Conseguenti azioni di sostegno tecnico per il lavoro urbanistico dei Comuni e delle loro
Unioni;

- Formazione di un testo organico delle leggi per il governo del territorio, che tenga conto sia
delle esperienze maturate con la nuova legge, sia del riordino delle autonomie locali.

lunedì 18 marzo 2013

La mia prima commissione

Sono di corsa perchè al solito sono in ritardo. Sto per partecipare, per la prima volta, alla V commissione consigliare di Grugliasco. Il block notes è pronto, vado ad imparare. Aiuto!

lunedì 11 marzo 2013

Il mio intervento a c'è #unaltromodo per #unaltropd - sabato 9 marzo 2013

Il mio intervento a c'è #unaltromodo per #unaltropd - sabato 9 marzo 2013 Un incontro quasi autoconvocato tra amministratori del PD e altri simpatizzanti, 50 persone che ruotavano in sala, oltre 250 contatti streeming. 5 minuti per ogni intervento da elaborare intorno a una parola chiave. Ecco il mio intervento. Stringato. Che avrebbe meritato un maggiore approfondimento. Ma questo è #unaltromodo. Questo è #unaltropd. La mia parola è PARTITO Partito come rete. Partito come centro di elaborazione. Partito come fulcro della comunicazione. E quando parlo di centro di elaborazione intendo dire che dobbiamo esserlo non solo prima delle elezioni ma anche tra una elezione e l’altra. Stiamo iniziando a parlare di congresso. Io mi auguro che tutti noi saremo in grado di eleggere persone autorevoli in grado di dare la linea ma soprattutto mi auguro che i nostri eletti sapranno poi nominare nei diversi ruoli e sui diversi temi persone competenti a cui poi si dovrà dare la forza di agire. Dico questo perché il partito deve tornare a raccordare le diverse amministrazioni se non si vuole che le dinamiche smentiscano e svuotino le promesse elettorali. Voglio fare un esempio che mi tocca da vicino. Io arrivo da Grugliasco e voglio parlarvi del rapporto Grugliasco/inceneritore. Grugliasco è sempre stata la Stalingrado dell’Ovest, la città in cui due tornate elettorali fa abbiamo vinto con il 66,8%. A Grugliasco il consenso è stato tenuto grazie alla proprietà pubblica dell’impianto e alla costituzione del comitato locale di controllo. Nonostante ciò all’ultima tornata elettorale i grillini hanno eletto 4 rappresentanti e altri 4 sono stati eletti da altre liste che cavalcavano gli stessi cavalli di battaglia tra cui, appunto, l’opposizione all’inceneritore. Poi Torino ha annunciato la vendita di TRM e il M5S è divenuto primo partito. Guardate che non intendo entrare nel merito della bontà della decisione ma del fatto che, almeno all’apparenza, è completamente mancata un’azione di raccordo tra i diversi sindaci del partito democratico – che avrebbe dovuto svolgere il partito – per cui i giornali hanno riportato dichiarazioni contrastanti e di lite tra i diversi sindaci. Noi in questa campagna elettorale ci siamo ritrovati al mercato con la gente che ci diceva “ci avete promesso che avreste mantenuto il controllo azionario dell’impianto e ci avete tradito. Non dite che è stato Fassino perché siete dello stesso partito. Voi lo sapevate e ora ci volete far credere che il comitato di controllo basterà ad assicurarci la salute. Noi non vi crediamo più”. Bene, se siamo alla ricerca del perché abbiamo perso ricordiamoci che finchè abbiamo la maggioranza degli amministratori dei nostri comuni dobbiamo dare loro credibilità e sostenerli. Ricordiamoci che il partito deve tornare a raccordare le nostre scelte e, subito dopo, la loro comunicazione.